questo Q di metà agosto non può non risentire del clima di “ferie” che si respira. Magari ci sentiamo un po’ in colpa a fare delle vacanze mentre tanta parte dell’umanità è afflitta da guerre e altre calamità naturali o causate dall’uomo stesso… però poi l’esigenza di uno stacco prende il sopravvento!
Fratel Paolo Maria ci farà riflettere sul senso stesso della vita, che un tempo meno “pressato” da impegni, può darci modo di riscoprire… mentre da parte mia troverete una leggera chiacchierata sul “riposo”.
Il primo sostenitore, anzi direi il vero “autore” del riposo è Dio stesso:
«Per sei giorni si lavori, ma il settimo giorno vi sarà riposo assoluto, sacro al Signore. Chiunque farà un lavoro in giorno di sabato sia messo a morte. Gli Israeliti osserveranno il sabato, festeggiando il sabato nelle loro generazioni come un’alleanza perenne. Esso è un segno perenne fra me e gli Israeliti: infatti il Signore in sei giorni ha fatto il cielo e la terra, ma nel settimo ha cessato e ha preso respiro» (Es 31,15-17).
Il comando del “riposo”, dello shabbat (in ebraico), viene dato da Dio sulla base del Suo stesso modo di comportarsi… Dopo sei giorni di lavoro ha “cessato” di lavorare e ha “preso respiro”. Che bella immagine quella di un Dio che prende fiato dopo il lavoro, di un Dio che passa dall’affanno del lavoro alla distensione che gli
fa riprendere il respiro.
Di un Dio che dopo aver dato la vita all’uomo col Suo soffio, si permette di riprendere fiato.
Certo bisogna saper riposare e non tutti siamo capaci (me compreso). Tante volte una vacanza risulta più stressante del nostro impegno quotidiano e il tempo del riposo diventa il tempo per fare tutto quello che non ho potuto fare… Ma così mi affanno più di prima!
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