Piccoli Fratelli di Jesus Caritas, agosto 2025

Carissimi amici,

questo Q di metà agosto non può non risentire del clima di “ferie” che si respira. Magari ci sentiamo un po’ in colpa a fare delle vacanze mentre tanta parte dell’umanità è afflitta da guerre e altre calamità naturali o causate dall’uomo stesso… però poi l’esigenza di uno stacco prende il sopravvento!

Fratel Paolo Maria ci farà riflettere sul senso stesso della vita, che un tempo meno “pressato” da impegni, può darci modo di riscoprire… mentre da parte mia troverete una leggera chiacchierata sul “riposo”.

Il primo sostenitore, anzi direi il vero “autore” del riposo è Dio stesso:

«Per sei giorni si lavori, ma il settimo giorno vi sarà riposo assoluto, sacro al Signore. Chiunque farà un lavoro in giorno di sabato sia messo a morte. Gli Israeliti osserveranno il sabato, festeggiando il sabato nelle loro generazioni come un’alleanza perenne. Esso è un segno perenne fra me e gli Israeliti: infatti il Signore in sei giorni ha fatto il cielo e la terra, ma nel settimo ha cessato e ha preso respiro» (Es 31,15-17).

Il comando del “riposo”, dello shabbat (in ebraico), viene dato da Dio sulla base del Suo stesso modo di comportarsi… Dopo sei giorni di lavoro ha “cessato” di lavorare e ha “preso respiro”. Che bella immagine quella di un Dio che prende fiato dopo il lavoro, di un Dio che passa dall’affanno del lavoro alla distensione che gli
fa riprendere il respiro.

Di un Dio che dopo aver dato la vita all’uomo col Suo soffio, si permette di riprendere fiato.

Certo bisogna saper riposare e non tutti siamo capaci (me compreso). Tante volte una vacanza risulta più stressante del nostro impegno quotidiano e il tempo del riposo diventa il tempo per fare tutto quello che non ho potuto fare… Ma così mi affanno più di prima!


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Il terrorismo in Burkina Faso non è una questione religiosa. Philippe OUÉDRAOGO

Cardinale Philippe Ouédraogo da Seul sul Sahel: “L’attuale conflitto non è religioso. È politico, economico, identitario e geostrategico”.

Seul, la capitale coreana, ha ospitato un incontro della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre il 10, 11 e 12 luglio 2025. In questa occasione, il cardinale Philippe Ouédraogo, uno dei principali relatori, ha pronunciato un messaggio molto toccante sulla situazione della sicurezza in Burkina Faso e nel Sahel: “Non cadiamo nella trappola: rifiutiamo la paura, la confusione e i discorsi divisivi. Il conflitto attuale non è religioso. È politico, economico, identitario e geostrategico”, avverte l’arcivescovo emerito di Ouagadougou, che si chiede: “Come possiamo spiegare il fatto che così tante armi circolino in aree dove l’accesso al cibo e all’acqua potabile è limitato? Chi chiude un occhio? Chi lo permette? Chi ne trae profitto?” Vi offriamo il testo integrale della sua dichiarazione su “La Chiesa in Burkina Faso, testimone di speranza di fronte alla persecuzione del violento estremismo islamista”.


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Jean-François BERJONNEAU, un uomo di Dio, un fratello universale. Aurelio SANZ BAEZA

Caro Jean-François,
oggi i miei occhi sono asciutti, ma il mio cuore è come una sorgente di ringraziamento a Dio per tutto ciò che mi ha donato attraverso di te.

Ti ho incontrato per la prima volta all’assemblea mondiale della nostra fraternità Iesus Caritas a Poissy, nel novembre 2012. I nostri fratelli, non so se per errore o per compassione, mi hanno eletto responsabile internazionale, e ho subito pensato a te per il mio team, come assistente generale, con Emmanuel, Mark, Félix e Mauricio. Lavorare con te per quasi sette anni è stato un grande dono di Dio. Mi hai sempre dato pace e mi hai aiutato ad amare la fraternità e a impegnarmi a prendermi cura di tutti i miei fratelli. La tua presenza di Nazareth nelle carceri, tra gli immigrati, nel dialogo interreligioso, nel tuo lavoro pastorale, ha reso la mia Nazareth una realtà e non una sfida o un’idea poetica. La tua miopia era solo un modo di vedere con gli occhi di Dio, con lo sguardo del cuore.

Quel sorriso è ciò che diffonde pace, nell’accoglienza, nel saluto, nell’abbraccio. Abbiamo anche riso molto insieme, e hai sopportato le mie battute senza rabbia. Ricordi a Bangalore quando ti abbiamo lasciato l’unica tunica rimasta per l’Eucaristia? Una tunica di pizzo trasparente. L’ho fatta apposta, e abbiamo riso, ed è stato persino divertente.

Grazie, Jean-François, per tutto ciò che abbiamo condiviso durante gli incontri della nostra équipe internazionale, formando una fraternità pluralistica, culturalmente ed etnicamente ricca, con diversi impegni per il Vangelo e per i più poveri.

Grazie a te, ho avuto il privilegio di incontrare e trascorrere del tempo con François a Vernon, che mi riservava sempre la “stanza del nunzio” ogni volta che ero lì. Un padre che si prende cura dei suoi figli. Ho anche incontrato Jean-Louis, accogliente e fraterno, nella sua casa parrocchiale. Ho imparato da lui come trattare con affetto la sua gente. Ho imparato da Michel, un riferimento mondiale nella spiritualità di Carlo de FOUCAULD, povero, devoto, puro Vangelo nella vita nascosta dei suoi ultimi anni.

Ti devo il merito di aver condiviso con Jacques il suo sogno e la sua opera di vescovo profetico per ben due volte, e il suo impegno per i più svantaggiati. Un dono per questo tuo fratello che sono, sempre in apprendimento, e che festeggia il suo compleanno ogni giorno, il compleanno della mia vicina Julia, che ora ha novantadue anni: la vita di chi è vicino e di chi è lontano. Dobbiamo celebrare, non piangere.

Grazie, Jean-François, per il lavoro che abbiamo condiviso ogni anno a Vernon e a casa mia a Perín, quando ci incontravamo per approfondire i temi della fraternità e poi per facilitare le riunioni del nostro team internazionale. Quanto è stato meraviglioso celebrare l’Eucaristia con te a casa mia, approfondendo la nostra amicizia con Gesù, l’Amato di Fratel Carlo, adorandolo, con il mio cane, il chierichetto silenzioso…

Grazie, Jean-François, per la tua “mania” di sottolineare sempre il messaggio di fratellanza universale di Carlo de FOUCAULD, anticipando Fratelli Tutti. Questo ha dato a tutti noi, fraternità mondiale, una prospettiva di speranza, di fronte alle manifestazioni sociali di odio, sospetto, paura, manipolazione delle coscienze, al genocidio di Gaza e ad altri genocidi che non fanno rumore: quando l’amore e la gioia vengono uccisi, quando si cerca di dominare a prescindere da chi cada. Questo messaggio di fratellanza universale di Fratel Carlo è ciò che ci spinge a mettere da parte le nostre paure delle persone, del futuro, e a guardare negli occhi, ad ascoltare, cercando di capire uomini e donne che non parlano come te, che non condividono la tua fede. Jean-François, mi hai aiutato a rispettare gli altri, qualunque sia il loro credo politico, religioso o culturale.

Ti porteremo sempre nel profondo del nostro cuore: i prigionieri, gli immigrati, i confratelli sacerdoti che hai aiutato con il tuo accompagnamento, i cristiani e i non cristiani delle parrocchie in cui hai prestato servizio come parroco, i fratelli della nostra fraternità.

Jean-François, posso dire che sei un amico della mia anima.

Aurelio SANZ BAEZA,
fraternità di Murcia, Spagna

Perín, 8 agosto 2025

Piccoli Fratelli di Jesus Caritas, luglio 2025

Fratello Alvaro una presenza amorevole

Carissimi amici lettori, questa volta mi soffermo sulla vita della nostra comunità, dato che la Fraternità di Nazaret ha avuto un cambiamento non cercato. Fratello Alvaro ha avuto un’ischemia che lo ha paralizzato nella parte destra e questo ci ha costretti a farlo rientrare in Italia accompagnato dagli altri due fratelli Roberto e Giovanni Marco che lo hanno assistito sempre con fraterno affetto e generosità. Se poi ci aggiungiamo che tutto questo è avvenuto il giorno prima che Israele scatenasse il conflitto con l’Iran, potrete immaginare le difficoltà della situazione!

Era da un po’ che il nostro fratello Alvaro aveva problemi di “annite”, ovvero legati all’età, ma aveva sempre espresso il desiderio di rimanere a Nazaret, mentre ultimamente in effetti sentiva la mancanza dell’Italia (Città della Pieve in particolare!) e della sua famiglia (la sorella Alberta e i suoi nipoti & C.). Ora che la salute lo costringe ad una forzata immobilità è diventata per noi una scelta imprescindibile quella di riportarlo qui.


Leggete il documento completo in PDF: JCQ_7_2025 1 HR