L’importanza di sognare insieme

È in fase di stampa il n. 163 / luglio 2021 della rivista «Jesus Caritas». Il testo di riferimento è la lettera enciclica di papa Francesco, Fratelli Tutti, sulla fraternità e l’amicizia sociale. Oltre agli articoli troverete in questo numero anche una rubrica con delle brevi introduzioni ai singoli capitoli dell’enciclica affidati a persone impegnate in diversi settori della vita sociale ed ecclesiale. Anticipiamo per i nostri lettori il commento al primo capitolo intitolato: “Le ombre di un mondo chiuso” di sorella Cristina Zaros (Discepole del Vangelo).

Ci sono sogni collettivi che hanno la forza di trasformare il mondo in modo sorprendente. Papa Francesco ha questa convinzione e, con la sua ultima lettera enciclica, Fratelli tutti, ci propone di condividere il sogno di realizzare l’amicizia sociale e la fraternità universale, che solo una conversione di sguardo su noi stessi, sugli altri, sul mondo può compiere. Per poter scorgere, tra le ombre di un mondo chiuso, le luci di un’alba nuova.

Nel primo capitolo dell’enciclica siamo condotti a guardare, con pazienza, alle tendenze che oggi ostacolano lo sviluppo di una fraternità universale. Francesco ci chiede di tenere aperti gli occhi sulla realtà che ci circonda. Come è stato per il samaritano della parabola, solo rallentando, fermandoci, possiamo vedere e occuparci del presente. Contrariamente alla mentalità generale che consiste nell’evitare la realtà, siamo chiamati invece ad abbracciarla tutta e a farcene carico.

Il contesto attuale ci mostra che i sogni delle precedenti generazioni e le grandi narrazioni sul mondo sono da tempo diventate obsolete. Che benessere e progresso non corrispondono necessariamente ad un miglioramento delle condizioni di vita per l’umanità e per il nostro pianeta. Che privilegiare l’io a scapito del noi ha prodotto uno scisma tra il singolo e la comunità umana (FT 31) restituendoci un vivere frammentato, impaurito, aggressivo, indifferente, superficiale e malato di solitudine. In meno di vent’anni abbiamo assistito a tre choc globali: l’11 settembre 2001, la crisi finanziaria del 2008 e la pandemia di oggi, segno – scrive M. Magatti – che siamo di fronte a una rottura epocale. E che non sarà possibile ritornare al mondo di prima, al modo di prima.

Tenere aperti gli occhi su tutto ciò è difficile, ma necessario se non vogliamo perdere di vista i germogli che crescono… In questo senso non dobbiamo dimenticare la storia e far tesoro dell’esperienza di chi ci ha preceduto (FT 13). Essa ci rivela che ogni fase di declino ha lasciato spazio ad una fase nuova, inedita, a qualcosa di nuovo che già stava avanzando; che ogni realtà, per quanto desolante possa apparire, è opportunità di vita, può generare vita. Certamente molto di questo nuovo chiede il contributo delle nostre scelte. Chiede di fare scelte di speranza che favoriscono la vita.

L’appello che ci giunge da questo tempo di crisi è dunque di aprirci agli altri, cercarli per dare e ricevere aiuto, scoprirsi vicini perché fragili e con la stessa dignità da salvaguardare. Compiere questa scelta diffonde presenza, compassione e fiducia e costruisce quella fraternità e amicizia universali, che frère Charles ha saputo realizzare con i più poveri nel Sahara algerino.

Essere una sola famiglia umana, popolo di fratelli, eguali per dignità, ma diversi nella loro unicità, questo è il sogno che Francesco ci chiede di condividere con lui e con tutta l’umanità. Perché “è molto difficile progettare qualcosa di grande a lungo termine se non si ottiene che diventi un sogno collettivo” (FT 157). Nella convinzione che “un popolo darà frutti e sarà in grado di generare futuro solo nella misura in cui dà vita a relazioni di appartenenza tra i suoi membri, nella misura in cui crea legami di integrazione tra le generazioni e le diverse comunità che lo compongono” (FT 53), sogniamo insieme per generare un futuro più fraterno per tutta la comunità umana.

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Fratelli Jesus Caritas, giugno 2021

Gesù ha camminato con gli uomini

Carissimi, riprendiamo la quotidianità, abitati dalla speranza di vivere una rinnovata normalità grazie ai vaccini e alla curva della pandemia in calo.

All’inizio di questo percorso nasce spontaneo l’interrogativo: che fare? È la stessa domanda che le folle pongono a Giovanni Battista dopo aver ricevuto il battesimo per la conversione.

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Il silenzio, pace dell’anima. Fr Gian Carlo, jc

IL SILENZIO VERO VIENE DA DIO

Dobbiamo amare il silenzio interiore ed esteriore. Il silenzio in se stesso non è un bene. Noi siamo fatti per le relazioni, la condivisione delle parole, lo scambio delle idee e dei sentimenti.
Il silenzio del taciturno è un rifiuto e perciò tutt’altro che un valore!
Il silenzio che nasce dalla fatica ha solo bisogno di sonno, necessità di riposo.
Il silenzio disciplinare non permette alla libertà e all’amore di esprimersi.
Il silenzio dell’imbronciato non genera la fiducia, si avverte il rifiuto all’apertura.
Il silenzio “cabalistico” o giù di lì, rotto solo da pezzetti di carta con il silenzio per principio, infine, è sterile.
Non sono questi i tipi di silenzio che vogliamo. Il vero silenzio è il silenzio che viene da Dio. Lui solo è il Maestro di tutta la vita interiore. Lui solo può donarci un’anima da discepoli. Il silenzio è la pace dell’anima. Il silenzio, come l’acqua del battesimo, fa in noi opera di morte e opere di vita.

In negativo: ci preserva dall’uomo vecchio mettendo sotto controllo la lingua e quanto essa causa. Con il silenzio evitiamo la critica, la menzogna, la banalità.
In positivo: ci aiuta a conoscerci, ad avvicinarci a Dio, ad introdurci nella preghiera ed a prolungarla sulla strada, nel lavoro, soprattutto ci aiuta a trovare e dire “parole giuste al momento giusto”.

“Se uno non manca nel parlare, è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo” (Giacomo 3,2).
C’è un silenzio interiore: dobbiamo trovare luoghi e momenti. È necessario, ad esempio, il grande silenzio della sera. È stato scritto:
“Se il silenzio dipendesse dalle teorie di ciascun uomo, non sarebbe mai vissuto”.
“In una vita di lavoro e di impegno pastorale, il silenzio, nei suoi tempi diventa vitale per la vita della Comunità”.
“Uno dei mali dell’uomo moderno è di aver perso il gusto e la possibilità del silenzio. Uno dei migliori servizi che possiamo fargli è quello di aiutarlo ad avere silenzio”.
“Non si può parlare di vita religiosa e tanto meno contemplativa e addirittura di vita cristiana senza silenzio”.
Il silenzio è il segreto dell’amore di Dio”.

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